Dai è una stablecoin. Vuol dire che a differenza di altre criptovalute, come bitcoin o ether, il suo prezzo non fluttua sul mercato, o al più fluttua entro range ristrettissimi.
Quando ho sentito parlare per la prima volta di questa stablecoin, ho escmalato: “ma che razza di nome è Dai?!”
Ora Dai non è più una terra sconosciuta. Anche chi bazzica solo di rado nell’ambiente delle criptovalute, sa che Dai è l’unica vera stablecoin decentralizzata del panorama blockchain.
Ma in pochi conoscono il significato della parola Dai.
Dai è una criptovaluta che riesce a mantenere un prezzo relativamente stabile intorno a 1 $. Questo “soft peg” si ottiene in maniera del tutto decentralizzata, senza la supervisione di un’autorità centrale.
Dai è una stablecoin decentralizzata il cui target price è 1 $.
Come si nota sin da una breve riflessione, non c’è alcun legame semantico – o logico – tra la parola Dai e il dollaro statunitense.
Ad un lettore di lingua italiana, il nome Dai può sembrare alquanto buffo e totalmente privo di senso. Invero ha un suo valore, che è stato ben ponderato da parte di chi gliel’ha attribuito.
Cosa significa la parola Dai?
Rune Christensen è il CEO della Fondazione Maker: l’ente che ha lavorato all’ideazione e all’implementazione del progetto Maker DAO. È stato egli a scegliere il nome Dai per questa stablecoin.
L’organizzazione Maker ha iniziato a lavorare all’idea di una stablecoin sin dagli albori di Ethereum.
Quando questo progetto fu inizialmente concepito, oramai un po’ di anni fa, la sua stablecoin si chiamava eDollar. Il nome eDollar derivava dal fatto di essere un peg 1:1 con il dollaro.
Le meccaniche alla base di eDollar erano state decise in funzione degli obiettivi di marketing. In questo modo veniva compromessa l’efficienza economica per rendere più semplice spiegare e pompare il progetto.
Successivamente, però, la Fondazione Maker cambiò rotta. Decise di creare una stablecoin autonoma, che non avrebbe dovuto dipendere dalla politica monetaria degli Stati Uniti.
Rune Christensen voleva un nome cinese. Il motivo? Perché aveva considerato il mercato cinese come il più importante per l’adozione iniziale di una stablecoin, poiché è lì che veniva utilizzato maggiormente bitcoin.
La sua prima idea fu quella di chiamare la nuova stablecoin JIAO 交 (jiāo), che significa “scambiare”, dal nome della prima valuta cartacea in assoluto.
C’era anche un altro motivo per cui Rune Christensen aveva deciso di attribuirgli un nome non inglese.
Un nome non inglese suona come qualcosa di completamente unico per chi parla questa lingua (che è quella più diffusa al mondo), e non attiva alcuna associazione semantica esistente. Crea un brand migliore e più riconoscibile.
Tuttavia l’idea iniziale del nome 交 fu rapidamente abbandonata, poiché significa anche “rapporto sessuale”.
Nel continuare la sua ricerca, Rune Christensen voleva un nome abbastanza corto da essere anche il suo simbolo di trading, senza bisogno di essere abbreviato. Voleva al massimo quattro lettere lettere.
Tuttavia non riusciva a trovare un nome adeguato, poiché arrivare a parole brevi è davvero difficile. Suonano come stupide, indipendentemente dalla combinazione di vocali e consonanti che si mettono insieme.
Un giorno, finalmente, suo amico cinese riuscì a dargli il suggerimento perfetto: 貸, che significa “prestare” o “fornire capitale per un prestito”.
Usando pinyin (il moderno sistema per traslitterare caratteri cinesi in lettere latine) si scrive “dài”, ed è pronunciato nel quarto tono, un tono fortemente decrescente.
Clicca sull’icona del suono per ascoltare come viene pronunciato da un madrelingua cinese.
Il termine Dai divenne immediatamente affascinante perché, oltre a richiamare l’essenza della funzione del protocollo di Maker DAO (prendere in prestito Dai dietro garanzia di un collaterale), ha anche molte coincidenze semantiche interessanti.
Dai richiama innanzitutto il nome di Wei Dai, l’inventore del concetto di criptovaluta.
Inoltre la più piccola unità del token ether è wei, ossia il cognome di Wei Dai.
Per questo motivo, secondo Rune Christensen, sarebbe stato fantastico avvicinare il significato dell’altro token chiave su Ethereum – cioè Dai – all’unità di base di ether, avendo entrambi un ruolo fondamentale nel rendere il web3 una realtà.
Un’altra coincidenza riguarda il fatto che il suono di “dai” significa “dare” in molte lingue slave. Nella nostra lingua italiana “dai” è la coniugazione del verbo “dare” alla seconda persona singolare del presente indicativo.
In molte lingue asiatiche ha un significato legato alla finanza, sebbene ciò sia probabilmente dovuto all’influenza cinese della parola dai, non trattandosi quindi di una vera coincidenza.
Il logo e il simbolo di Dai
Dai è pronunciato come la prima sillaba di “diamond”, che in inglese vuol dire diamante. Questa coincidenza richiamava il concetto di “diamond standard” della valuta.
È questo il motivo per cui il simbolo e il logo di Dai rappresentano un diamante.
Il primo carattere unicode che Rune Christensen voleva per Dai è ⬙, soprattutto perché è assimilabile a un diamante e ha il piccolo triangolo, che sembra mostrare la direzione del prezzo.
Però, per una serie di motivi, non gli è più piaciuto:
- il simbolo unicode gli appariva stranamente asimmetrico nella maggior parte dei font;
- Rune Christensen non sapeva se Dai sarebbe stato totalmente deflazionistico, ritenendo preferibile escluderlo dalla parte fondamentale del simbolismo;
- riteneva di cattivo gusto che il simbolismo richiamasse l’istinto dell’avidità.
Alla fine ha scelto ◈, un’alternativa ritenuta migliore e che suscita la semantica della “durezza del diamante”: stabilità e resilienza della valuta.
In occasione dell’annuncio del Multi-Collateral Dai, Rune Christensen ha svelato il nuovo logo di Dai.
La scelta per questo nuovo logo, che richiama più da vicino l’idea del denaro, è stata influenzata da quella che è la visione per il futuro di Dai.
Sì è voluto progettare un logo che possa aiutare la finanza decentralizzata (DeFi) a diventare una tendenza dominante e consentire a Dai di essere riconosciuto a livello globale come una valuta.
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