Potrebbe l’aggiunta di una nuova tariffa aiutare a preservare ethereum nel lungo termine?
E’ una dichiarazione controversa alla luce dei dibattiti in corso sulle blockchain, incentrati su come e quando gli utenti dovrebbero pagare per avere accesso a reti di computer globali.
Il concetto al momento sta ottenendo una certa spinta su ethereum e recentemente da parte del creatore della seconda più grande blockchain al mondo, Vitalik Buterin.
Il concetto di Buterin, descritto in un recente post sul suo blog, gira intorno a dei cosiddetti “costi di affitto”, per mezzo dei quali verrà chiesto agli utenti di pagare per utilizzare il network in base al tempo nel quale vorrebbero fare rimanere accessibili i loro dati sulla blockchain.
L’idea ha recentemente visto un vasto interesse, mentre gli sviluppatori di Ethereum hanno cercato di far fronte alla crescente adozione della piattaforma e di conseguenza, al crescente numero di dati che vengono aggiunti e che tutti i node del network devono conservare.
In breve, è un problema da tragedia dei beni comuni – se troppe persone utilizzano la risorsa gratuitamente, il network inizia ad assumerne il costo. Ci sono diverse testimonianze che suggeriscono che c’è già motivo di preoccuparsi.
Con il crescente utilizzo innescato da app famose ed ICO, alcuni illustri sviluppatori, inclusi i ricercatori di ethereum Vlad Zamfir e Phil Daian, ritengono che il problema debba essere affrontato subito.
“A nessuno piace parlare di affitto, ma abbiamo bisogno di iniziare questa conversazione”, ha recentemente tweettato Raul Johnson, sviluppatore di ethereum e collega di Thiel.
“Gli sviluppatori principali hanno bisogno di trasmettere queste informazioni alla comunità di sviluppatori di smart contract al più presto per ricevere le loro opinioni in merito”, ha continuato aggiungendo: “Il sistema attuale così com’è non è sostenibile”.
Esaminiamo i costi
Il sostegno di Buterin potrebbe essere un segnale che ci sia un momentum costruito intorno all’idea.
Finora egli ha preso l’argomento tramite un paio di proposte sul soggetto, che includono una possibile soluzione concisa alla quale si riferisce come “un modo semplice e di sani principi per calcolare i costi dell’affitto”. E la prima proposta di Buterin è tanto semplice quanto suggerisce il suo titolo.
L’idea è quella di calcolare delle tariffe basate su un limite a lungo termine sullo “state”, una fetta di dati di ethereum speciale che gli operatori dei nodi hanno la necessità di conservare e che tiene traccia di chi possiede le informazioni attuali su tutte le app (che includono il credito degli utenti, chi ha postato così tanti dati e, per dire, un’app di sostituzione per Twitter e così via).
Secondo la proposta, i dati state conservati all’interno della RAM di un computer node (la EVM di Ethereum) non potranno mai eccedere i 500GB (adesso si tratta più o meno di 5GB).
Per garantire questo, gli utenti dovranno pagare una tariffa basata su quanto tempo tempo sono stati conservati i dati.
In questo modo, i dati vengono tenuti sotto controllo, visto che i costi aumenteranno se lo storage si avvicina a quel limite.
Una parte interessante della proposta di Buterin è che egli proverà ad incorporare uno scaling change che gli sviluppatori di ethereum desiderano aggiungere alla piattaforma da molto tempo.
Nonostante la tabella di marcia più recente indichi che ci vorranno anni per la realizzazione, “lo sharding”, come è ormai conosciuto, potrebbe potenzialmente incrementare la quantità di risorse che un database può gestire separando i dati.
Su ethereum, l’idea è quella che ogni nodo non debba conservare tutti i dati della history di ethereum ma soltanto una fetta.
“Grazie allo sharding, la dimensione massima accettabile di uno state sarebbe per ogni shard, così i costi sopra elencati sarebbero diminuiti di un fattore di 100”, ha dichiarato Buterin.
Buterin inoltre sta provando ad affrontare un problema chiave con l’affitto: cioè le cattive esperienze degli utenti. La maggior parte delle proposte di affitto di oggi necessiterebbero la consapevolezza da parte degli utenti di quanto tempo servirà ai loro dati per vivere prima del tempo, il che sarebbe soggetto ad errori.
La sua seconda proposta esplora un modo per porre fine a questo indovinello irritante lasciando agli utenti la possibilità di utilizzare il loro state anche in seguito alla sua scadenza. Fondamentalmente essi potrebbero provare che il loro state è esistito in un punto temporale precedente, grazie all’aiuto di una tecnica crittografica conosciuta come “Merkle proof”.
Il problema ben radicato
Il problema con tutto questo però, è che i costi, un pò come le tasse, non sono mai benvoluti.
Per esempio, il dibattito su Bitcoin che dura da anni, si è principalmente incentrato sui costi ed i compromessi associati con essi. Se i costi aumentano, ci saranno meno dati conservati, rendendo i full node più facili da gestire.
Lo svantaggio, certamente, è che questo renderebbe l’utilizzo della criptovaluta più costoso.
Una questione si presenta sulla possibilità che gli utenti di ethereum possano reagire nella stessa maniera, sostenendo che “l’affitto è troppo alto”.
In questa maniera, Johnson è preoccupato che l’improvvisa aggiunta di costi extra potrebbe allarmare gli sviluppatori che hanno già attivato app su ethereum.
Johnson è a favore di cambiamenti che non siano così improvvisi e che dovrebbero essere introdotti lentamente per dare agli sviluppatori il tempo giusto per adattarsi.
Senza contare che alcuni credono che certe misure dovrebbero essere applicate a tutte le criptovalute. Infatti, i problemi di scaling – ed i costi associati – rappresentano un problema in tutte le blockchain.
Daian è arrivato a sostenere che bitcoin ha bisogno di applicare lo stesso modello. Come ethereum, bitcoin al momento non fa pagare per la durata di una moneta.
“Bitcoin non è al riparo da questi problemi” ha dichiarato, affermando che il modello più semplice incentiva l’aumento degli state in vari modi, “esponendo gli utenti ad una molteplicità di altre conseguenze a causa di uno storage prezzato in maniera sbagliata”.
Gli strumenti per il giusto pricing rappresentano un’importante area di ricerca e Daian, un ricercatore di smart contract presso IC3 ed altri in questo istituto hanno creato un’iniziativa che si chiama Project Chicago, dedicata a questo impegno.
Anche se quest’area è poco esplorata ed i ricercatori non hanno ancora trovato una soluzione concreta, egli è ottimista.
Daian ha concluso: “Nessuna criptovaluta ha ancora scoperto dei buoni modelli per prezzare queste risorse e l’affitto dello storage di ethereum rappresenta un passo nella direzione giusta verso questi obiettivi”.
Di: coindesk
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