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Ethereum, coronavirus e blockchainTempo di lettura: 3 min.

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La potenza della blockchain è qualcosa di unico, ecco infatti come una semplice transazione su di essa riesca a bypassare la censura di poteri molto forti, lasciando un segno indelebile.

Cosa lega queste tre parole nel titolo? Solito titolo acchiappa-click? Nah, lungi da me. Non sono il tipo e odio quel tipo di informazione.

Eppure ethereum e il coronavirus in queste settimane hanno avuto un contatto molto ravvicinato. Purtroppo la ragione non è delle più piacevoli.

Li Wenliang era un medico cinese. A fine Dicembre 2019 è stato il primo a segnalare alle autorità la pericolosità del virus rilevato su alcuni pazienti. Il regime cinese però ha provato a far tacere la sua voce nel misero tentativo di proteggere i mercati e la crescita economica cinese. Li Wenliang è morto a 34 anni infetto dallo stesso virus.

La sua giovane età mi ha fatto riflettere tanto. Nel mondo blockchain l’età media è molto bassa e probabilmente potremmo dire che questo ricercatore era uno di noi. Un genio alla “Vitalik” del suo settore.

La sua storia però non doveva essere dimenticata e così qualcuno ha deciso di scrivere un memoriale direttamente sulla blockchain. Evocativamente, il nome del contratto è “Monument” e potete visitarlo anche voi.

Cosa c’è di interessante in questa storia?

Quel che più mi affascina è la potenza incredibile della blockchain. In un attimo, con una semplicissima transazione, senza aver bisogno di infrastrutture complicate, indistruttibili e protettissime, un cinese è stato in grado di registrare un messaggio incensurabile prendendosi beffa in pochi istanti di tutte le mega-tecnologie cinesi messe in piedi per il controllo dell’informazione.

Quel messaggio è lì e lì sarà per sempre. Chiunque potrà leggerlo nella blockchain e la sua decentralizzazione rende impossibile anche per lo Stato cinese bloccare il download della catena (di Ethereum in questo caso). Esisterà sempre un nodo disponibile.

Che Ethereum e la blockchain in generale siano un nuovo strumento contro la censura?

Penso a tutti quei Paesi in cui comunicare e fare divulgazione è rischioso e difficile. Solitamente, identificati i messaggi gli Stati riescono a renderli irraggiungibili (possono farli cancellare/nascondere o confiscare intere infrastrutture di server). La blockchain invece, non permette azioni simili. Un messaggio scritto su blockchain (usando Tor per nascondere il proprio IP e proteggere la fonte) può risultare più incisivo di qualsiasi altro strumento utilizzato fin ora.

Ho la sensazione che in futuro vedremo ancora azioni di hacktivism di questo genere. Un po’ come il web dei primi anni ’90, quando lo spazio sconfinato della rete faceva intravedere la possibilità di costruire una democrazia sempre più limpida e onesta, la blockchain oggi dona alla popolazione uno strumento nuovo, evoluto e scevro da ogni controllo.

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Emanuele

Crypto-lover. Nerd tra i nerd. Ama analizzare numeri e grafici. Crea statistiche anche dove non necessario.
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