Un’azienda di co-proprietà di uno dei consiglieri internet del Presidente Vladimir Putin vuole aumentare l’equivalente del valore della criptovaluta di ben 100 milioni di dollari col fine di aiutare gli imprenditori russi a sfidare la Cina nel settore del mining di bitcoin.
O meglio, sarà minato l’equivalente di 100 milioni di dollari di criptovalute in modo da fare concorrenza alla più forte Cina.
La Russian Miner Coin sta organizzando una ICO (Initial Coin Offering) dove gli investitori useranno unità di ethereum o di bitcoin per comprare token RMC.
Questi token avranno il 18% di revenue guadagnato dall’attrezzatura di mining dell’azienda, secondo una presentazione pubblicata sul sito dell’azienda.
RMC vuole usare chip semiconduttori creati in Russia per l’uso nei satelliti col fine di minimizzare il consumo di energia dei computer per il mining di criptovalute. Ciò è stato spiegato dall’adviser Internet di Putin, Dmitry Marinichev durante una conferenza che si è tenuta a Mosca.
L’adviser Internet di Putin, Dmitry Marinichev ha spiegato durante una conferenza che si è tenuta a Mosca che “la Russia ha il potenziale di raggiungere oltre il 30% di share del mining di criptovalute mondiale.”
Inoltre, Marinichev ha spiegato che $10 milioni del ricavato delle ICO saranno spesi per lo sviluppo dei processori.
Putin ed Ethereum
Il governo Putin non è nuovo al mondo delle criptovalute. Qualche mese fa, infatti, abbiamo parlato proprio su questo blog del fatto che il Presidente russo avesse incontrato Vitalik Buterin, creatore di Ethereum, e avesse deciso di investire in Ethereum.
ICO e IPO a confronto
Sempre più startup stanno vendendo token digitali come metodo per raccogliere fondi. Al contrario delle tradizionali IPO in cui gli investitori acquisiscono quote dell’azienda, le ICO offrono token virtuali.
Di recente, il SEC ha avvisato che le ICO potrebbero essere considerate come titoli e quindi essere soggette agli stessi controlli.
Oggi il mining di bitcoin richiede computer speciali basati su chip che minimizzano il consumo di energia.
L’azienda cinese Bitmain Technologies Ltd. è una delle produttrici leader di questo tipo di attrezzatura ed usa anche Antpool, una pool che riunisce miner individuali dalla Cina e altri Paesi.
Il rivale Bitfury Group, fondato da Valery Vavilov, un nativo russo di Latvia, produce attrezzatura per minare valute virtuali e gestisce molti centri di larga scala che si trovano in Georgia e Islanda.
La Russia ha 20 gigawatt in eccesso di capacità elettrica, e i prezzi dell’elettricità arrivano ad un minimo di 80 kopeks (1.3 centesimi) per kilowatt ora, ovvero meno che in Cina.
L’azienda ha in programma di collogare i computer per il mining basati sui chip di Bitfury in case di privati cittadini in Russia per sfidare Bitmain usando i prezzi bassi della corrente russa.
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