Una filiale del gigante di banking globale Intesa Sanpaolo sta portando avanti misure per rivedere come il mercato da 1.2 quadrilioni di dollari in derivati possa funzionare su una blockchain pubblica.
Un ricercatore di Banca IMI ha descritto in un nuovo whitepaper come uno smart contract di ethereum creato da Intesa Innovation, Banca IMI e la startup di blockchain Oraclize, renda impossibile il fallimento per qualsiasi controparte anticipando eventualità che potrebbero derivare da una causa legale.
Scritto dal capo del settore dei tassi di interesse e modelli di credito della banca, Massimo Morini, il whitepaper rappresenta la continuazione di un lavoro che lui stesso ha condotto con Banca IMI per due anni.
Tuttavia, suggerisce anche ciò che distingue la banca nel suo approccio al settore blockchain.
Mentre i suoi pari hanno lavorato intensamente per risolvere preoccupazioni in ambito normativo e per proteggere la riservatezza degli utenti, la Banca IMI si è focalizzata sul business dei derivati.
In un’intervista esclusiva Morini fa luce su altri due progetti attualmente in corso, che spera possano aiutare ad ispirare modelli di derivati completamente nuovi usando bitcoin ed ethereum.
Morini ha dichiarato:
“Abbiamo provato a progettare un modello di business che sfrutta la tecnologia in modo tale da funzionare sulla blockchain pubblica da un punto di vista finanziario, perché le garanzie sono maggiori rispetto a quelle che abbiamo con una tecnologia standard”.
Derivati on-chain
Nel whitepaper, Morini inizia con una descrizione matematica dettagliata di come i derivati coperti da garanzie create per controbilanciare il rischio possono ritorcersi contro.
Mentre i derivati creati su asset sottostanti come denaro contante, oro e obbligazioni, sono costruiti per minimizzare le perdite in imprese ad alto rischio, quello che il rapporto definisce “un contratto cartaceo generico” potrebbe non precisare fonti di dati o algoritmi implementati dalle controparti.
Come risultato di queste ed altre incertezze, le discrepanze fra le parti possono risultare in fallimenti, ritardi e costosi contenziosi giuridici.
Sebbene secondo Morini, uno smart contract eseguito sulla blockchain di ethereum potrebbe rendere questo un problema del passato.
Nel proof-of-concept (POC) descritto sul paper, uno smart contract era stato costruito usando una testnet di ethereum che comunicava i dettagli del contract ad un motore di calcolo esterno presente nel cloud.
Invece di rischiare ritardi e fare affidamento sulla risoluzione di possibili dispute da parte delle corti, Morini ha detto che il flusso di lavoro di derivati del team integra le condizioni per la risoluzione nello stesso smart contract.
Anticipando i problemi e decodificando le soluzioni, ha detto che il suo derivato basato su uno smart contract potrebbe ridurre i ritardi da giorni a minuti e tagliare drasticamente il costo della soluzione.
“Alla fine, è sufficiente che lo smart contract conservi una piccola cifra da essere utilizzata nel caso in cui si interrompa il pagamento, per garantire che anche se qualcuno smette di pagare, in poche ore, sarete fuori dal contract e non avrete perso soldi”, ha dichiarato, aggiungendo:
“Queste è realmente un modello di business diverso da quelli che siamo abituati a vedere nei mercati finanziari standard, ma finanziariamente, funziona.”
In transizione verso la chain
Ma la potenziale soluzione sviluppata dal team di Morini può arrivare soltanto fino ad un certo punto senza qualche aiuto dalle istituzioni finanziarie.
L’anno scorso, il veterano da diciotto anni della banca scrisse un altro whitepaper su come i potenziali benefici nello spostare le transazioni verso un registro distribuito verrebbero attenuati se le banche non verranno incontro al cambiamento.
Dato lo stato attuale, altri progetti attualmente offrono agli utenti diversi livelli di privacy mentre lo sviluppo della blockchain pubblica matura.
Un progetto impiega un network di state channels progettati per consentire alle controparti di inviarsi messaggi relativi ad un derivato fuori dalla blockchain.
Il progetto, che è ancora nella sua fase iniziale, è concepito per placare le preoccupazioni sulla privacy semplicemente interagendo con la blockchain pubblica quando si pone fine ad un derivato.
Un terzo progetto – anch’esso costruito con Intesa Sanpaolo, Banca IMI e Oraclize – ha come obbiettivo quello di offrire agli utenti i livelli più alti di privacy integrando blockchain private in una central counterparty clearing house (CCP) per il commercio di derivati.
“A lungo termine, questo potrebbe anche comportare la trasformazione del loro modello di business, nel quale mantieni alcuni elementi del modello di business attuale”, ha detto.
“Ma inoltre migliori altri elementi e crei più decentralizzazione anche in un modello di business fondamentalmente decentralizzato”.
Gli ostacoli che abbiamo di fronte
Ma mentre Morini sembra convinto della superiorità delle blockchain pubbliche al servizio del mercato dei derivati, egli ammette che c’è un ostacolo fondamentale che ancora deve essere superato: la privacy.
Per soddisfare questa richiesta, startup di derivati come LedgerX stanno già effettuando contratti sempre più complicati usando bitcoin e il DTCC sta utilizzando una blockchain privata sviluppata da Axoni per spostare i suoi derivati su una blockchain.
Eppure, nonostante un regolatore finanziario del Regno Unito abbia messo in guardia dall’investire in derivati che fanno affidamento su criptovalute, Morini rimane convinto che il suo lavoro sia diretto verso un mercato di derivati che sfrutta il meglio del vecchio e del nuovo.
Ha concluso:
“L’idea fondamentale è quella di apportare un cambiamento – una riforma se volete – nel modello di business dei derivati finanziari per sfruttare al meglio la tecnologia con la quale blockchain prende derivati che sono più trasparenti e più sicuri”.
Di: Coindesk
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