In questo articolo torno a parlare di DeFi e lo faccio richiamando la tua attenzione su uno degli ambiti più diffusi del panorama: i protocolli di prestito e i pregi e difetti delle piattaforme di lending.
Come si struttura una piattaforma di lending?
Continuano a crescere in maniera esponenziale gli utenti delle piattaforme che, sulla blockchain di Ethereum, danno la possibilità di prendere in prestito dei fondi immettendo allo stesso tempo liquidità nel sistema, per riceverne un ritorno in termini di rendimento. Si tratta delle piattaforme di lending.
L’accesso a questi protocolli non è vincolato a delle specifiche autorizzazioni, come avviene invece nel sistema finanziario classico; infatti, questi sistemi permettono di prendere in prestito o prestare delle valute digitali attraverso gli smart contract presenti appunto sulla blockchain di Ethereum.
Il boom di questi protocolli è attribuibile a diversi fattori: innanzitutto, la possibilità di ottenere rendimenti annuali elevati sul capitale dato in prestito ha di molto ingolosito gli investitori. In secondo luogo, è possibile sfruttare l’effetto leva per operazioni di arbitraggio, o ancora per avere una rendita passiva dai token di governance distribuiti da alcune piattaforme. Andando oltre, una motivazione per cui un prestito viene richiesto è la possibilità di ottenerlo collateralizzando delle criptovalute senza doverne perdere il possesso nell’ottica di un incremento del loro valore futuro.
Ho sinteticamente riassunto quello che attira gli utenti verso le piattaforme di lending, ma vediamone nello specifico gli aspetti!
Le piattaforme di lending
Uno dei servizi finanziari più usati della DeFi è come detto il lending, cioè il prestito.
Il primo anello della catena prevede che, qualcuno bisognoso di liquidità, chieda a un istituto di credito di accendere un prestito. Nel nostro caso, la richiesta è però inoltrata a una dApp, quindi a uno smart contract.
Le piattaforme che permettono di prestare denaro nel panorama DeFi si distinguono in due tipologie: la prima fa riferimento a quelle che permettono di prestare denaro generando nuovi assets, nelle quali a seguito del deposito di un collaterale a garanzia viene generata una stablecoin ancorata generalmente al prezzo del dollaro. Così facendo si crea uno strumento finanziario che ha un valore stabile, collateralizzando un asset volatile come la criptovaluta, senza che l’intervento di un intermediario possa bloccare il processo.
Nello specifico, supponendo un rapporto di collateralizzazione del 150 %, se colui che chiede il prestito (borrower) inserisse come garanzia un collaterale di 150 ether, genererebbe – e quindi potrebbe prendere in prestito – il controvalore di 100 DAI. L’erogatore sarà quindi direttamente uno smart contract che, a fronte della garanzia del collaterale potrà emettere una quantità infinita di debito.
La seconda possibilità consiste nel prendere in prestito asset già esistenti e presenti dentro una pool di liquidità. In questo caso, l’individuo che richiede il prestito prende dei fondi che già esistono. In questo caso non si ha dunque il processo di generazione. Si tratta quindi di un modello più simile a quello del sistema bancario, con l’unica differenza che per prendere il prestito occorre lasciare un collaterale più alto di quello che è il debito. Il livello di sicurezza è allora maggiore.
Ricapitolando, se da un lato si ha un lender che inserisce dentro un pool (riserva di liquidità) le somme che ha intenzione di prestare, dall’altro si ha un borrower, richiedente il prestito. Chiuso il prestito, il borrower riavrà indietro il collaterale messo a garanzia, sul quale però saranno calcolati gli interessi destinati al lender.
Un’altra figura importante interna a queste piattaforme è quella dei keeper, che verificano la collateralizzazione cosicché quando il valore della garanzia va al di sotto di una certa soglia, il prestito viene liquidato e il debito sanato. In questo modo, il lender rientra dal proprio prestito. Sono proprio i keeper che comprano i collaterali in caso di liquidazione.
Caratteristiche e differenze tra le piattaforme di lending
Entriamo adesso dento le piattaforme e vediamone le caratteristiche. Innanzitutto queste possono essere di tipo “Custodial”, ossia un portafoglio digitale che mantiene al suo interno le chiavi private di un cliente e fornisce backup e sicurezza per le risorse possedute. In questo caso non si ha il pieno controllo dei propri fondi., che sono usati di solito per la movimentazione di piccole somme. In alternativa esistono i “non-Custodial”, vale a dire un tipo di portafoglio decentralizzato, di cui il cliente possiede le chiavi private, quindi il pieno controllo delle somme. Allo stesso tempo il cliente è anche l’unico responsabile nell’eventualità di problemi vari.
Un’ulteriore distinzione è la fonte dei prezzi, cioè il modo di fornire alla piattaforma il prezzo del collaterale. Il prezzo può essere dato da un ente centrale, con il risultato di avere un single point of failure, o può essere ottenuto in maniera decentralizzata.
La tempestività nel fornire i prezzi è fondamentale per il buon funzionamento del sistema, poiché quando il collaterale va sotto una certa soglia si rende necessario chiamare il margin call per segnalare la non più sana posizione. Quest’ultima va risanata, per evitare che la piattaforma vada in default.
Quando una posizione di debito è dichiarata non sana, i keeper acquistano il collaterale e inseriscono la differenza necessaria a risanare la posizione. Il sistema è aperto a chiunque possa comprare il collaterale, abbattendo così il rischio del di default della piattaforma. Allo stesso tempo può essere chiuso con la liquidità recuperata in maniera centralizzata dalla stessa piattaforma.
Per quanto riguarda il regolamento del tasso di interesse, si può avere un tasso fisso nella tipologia di piattaforme con generazione degli asset, la cui percentuale è decisa dalla piattaforma stessa in maniera centrale oppure dai token holders di una DAO con diritto di voto, appunto attraverso una votazione. In alternativa, il tasso di interesse flessibile segue le regole dell’equilibrio tra domanda e offerta, nella tipologia con le pool di liquidità.
Specificatamente, se la liquidità presente nelle pool è tanta si avrà un tasso di interesse debitore basso per attirare chi vuole un prestito. Al contrario se la liquidità da prestare presente nelle pool è poca, il tasso di interesse creditore viene reso alto per attirare i lender a immettere liquidità, ma anche per fare rientrare dal prestito chi ha già preso dei fondi; aumentando il tasso di interesse il costo del prestito sarà maggiore. Per via di questo meccanismo tali sistemi vengono detti a liquidità incentivata, e non garantita.
La decisione inerente il modello del tasso di interesse ha una rilevante importanza; infatti, se si decidesse di cambiare il tasso di interesse sarebbe possibile uscire dalla piattaforma prima, o ancora si potrebbe avere la possibilità di concorrere alla votazione, riducendo i rischi.
In quest’ottica è importante valutare la struttura della piattaforma per capire le dinamiche relative agli aggiornamenti che, una volta attuati, permettono agli utenti di sfruttare un “periodo di grazia” di almeno uno o due giorni, al fine di decidere se quell’aggiornamento sia risultato positivo o negativo.
Le piattaforme possono essere open source, hanno quindi un codice aperto e leggibile a tutti o viceversa avere un codice proprietario, non aperto e quindi non conosciuto dagli utenti.
Quali rischi?
Uno dei principali rischi è legato agli smart contract che compongono la piattaforma. Gli aspetti da valutare sono vari, tra cui l’essere il contratto open source, quindi in linea con gli aspetti della DeFi o meno. O ancora, un quesito da porsi è se sia stato eseguito almeno un audit da un’azienda rispettabile, per avere fiducia nella sicurezza del contratto. Un altro aspetto da non sottovalutare è la verifica formale: si tratta di un ulteriore controllo matematico che dimostri la corretta funzionalità del contratto. Se dopo queste verifiche gli esiti sono stati positivi, il contratto funziona. In caso contrario, si potrebbero presentare dei casi limite in cui il contratto potrebbe non funzionare.
Ci sono poi i rischi finanziari, che possono riguardare il collaterale nel caso di momentanei crash del mercato cripto o di continua volatilità negativa, e che potrebbero abbassare il rapporto di collateralizzazione mettendo potenzialmente a rischio la piattaforma e il sistema. I parametri usati come misura di valutazione sono: la media esponenziale a 30 giorni del rapporto di collateralizzazione e l’analisi del portafoglio di garanzie con l’uso del modello cvar che dà la potenziale massima perdita attesa nel caso di flash crash del mercato.
I rischi normativi sono invece dei rischi esterni alla piattaforma, dovuti all’eventuale intervento di un regolatore. Alla loro presenza il funzionamento della piattaforma sarebbe bloccato, e non si potrebbero più aprire prestiti né versare somme da prestare. Inoltre, le posizioni aperte dovranno essere chiuse, senza però correre il rischio di perdere il capitale.
Infine esistono i rischi tecnici, vale a dire quelli legati al disegno della piattaforma. Ogni piattaforma ha infatti i suoi punti di forza e di debolezza a seconda della sua struttura. Una piattaforma con un buon design rende la piattaforma resiliente e potenzialmente meno soggetta ad attacchi dall’esterno.
Conclusione
Come puoi notare, quello che solo qualche anno fa sembrava inimmaginabile, grazie alla DeFI è oggi tangibile. L’obiettivo delle piattaforme di lending è dunque la creazione di un ecosistema finanziario che non preveda la necessità di avere un conto corrente, offrendo la possibilità di redistribuire la ricchezza in maniera efficace. I margini, infatti, non sono redistribuiti solo nella filiera bancaria dei vari intermediari ma direttamente tra i soggetti interessati, ovvero chi chiede il prestito e chi presta il proprio denaro.
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