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Ethereum: tutto pronto per l’introduzione della Proof of StakeTempo di lettura: 5 min.

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Cosa ci riserva Ethereum 2.0? Ormai sembra essere alle porte e presto avremo modo di "toccarlo con mano". Nell'attesa facciamo un riassunto di cosa è stato Ethereum fino ad oggi e andiamo a scoprire cosa sarà in futuro.

Ormai da un po’ di tempo nel mondo di Ethereum si sta aspettando il momento dell’introduzione della Proof of Stake (PoS). Non c’è ancora ad oggi una data ben definita, ma entro l’estate “dovrebbe” essere avviata la fase zero.

La fase zero del progetto Ethereum 2.0 sarà un momento molto importante per Ethereum, non solo per l’inserimento del PoS ma anche per altre nuove configurazioni, compresa la modifica sull’emissione di nuove monete, che verrà significativamente ridotta, proprio in seguito all’introduzione di ETH 2.0.

Ma come spesso accade, per poter spiegare qualcosa del futuro bisogna fare prima un piccolo passo nel passato e vedere quali erano le premesse delle cryptovalute al loro inizio.

Rewind: un passo indietro per capire il futuro

Pochi forse ricorderanno che Ethereum, a differenza di Bitcoin, nasce per essere una piattaforma decentralizzata (concetto fondamentale) che permette agli sviluppatori di utilizzare qualsiasi tipo di Blockchain (o di protocollo) come una piattaforma universale di sviluppo su cui poter creare la propria Blockchain e/o relative criptovalute.

Questo progetto quindi nasce sin dagli albori come utilizzabile in molteplici ambiti, non di certo dedicato al mining; come conseguenza per l’utilizzo della piattaforma venne creata la moneta l’ether, che poteva garantire la realizzazione di determinate transazioni all’interno del network.

In questo modo, per poter effettuare transazioni all’interno del network si dovrà utilizzare l’omonima valuta virtuale e, tutti gli utenti che volessero sviluppare le proprie applicazioni o software all’interno dello stesso, dovranno pagare agli sviluppatori una commissione per il servizio reso.

Ethereum, pur utilizzando un meccanismo di “consenso” basato sulla Proof of Work (PoW) tramite mining, ne utilizza una sua variante, seppur molto simile, la cosiddetta “memory intensive”, invece della “process intensive”, la quale non si basa sull’algortimo SHA-256 ma su EtHash. Per i meno avvezzi alla crittografia SHA è l’acronimo di Secure Hash Algorithm utilizzato da Bitcoin, che genera un hash quasi unico, con una dimensione fissa di 256 bit (32 byte). Ethash è invece la prova di lavoro funzione nel Ethereum-based blockchain valute.

Fwd: un salto in avanti per capire cosa ci aspetta

Questa stessa piattaforma appena descritta si prefigge, con il passaggio a Ethereum 2.0, di implementare il funzionamento tramite il PoS, che probabilmente prenderà il posto del PoW. Questo nuovo protocollo in oggetto, seppur non ancora del tutto integrato nel sistema, non dipenderà più dalla potenza computazionale posseduta, come il mining attuale, ma auspica di poter aumentare le chances di ottenere una ricompensa, nel processo di mining, in base alla logica che più criptovalute possiede un soggetto e più ampio sarà l’interesse dello stesso nel buon funzionamento e nella sicurezza del sistema.

Questo principio dovrebbe aiutare Ethereum ad evitare che, se ci fosse un’attacco, oltre ad essere molto costoso in termini economici, poiché comporterebbe l’acquisto di un determinato numero di valute virtuali, nello specifico il 50 + 1%, il risultato finale porterebbe ad un calo del valore della criptovaluta, cosa che esporrebbe ad una grave perdita economica anche la stessa persona che avrebbe tentato l’attacco.

La Proof of Stake avrà quindi i vantaggio di rendere più sicuro l’intero network, senza bisogno di utlizzare la potenza computazionale, con il conseguente dispendio di risorse in termini di energia, agendo cosi da deterrente per eventuali attacchi e, di abbassare le barriere di entrata al sistema, pensiamo ai costi altissimi dei RIG specifici per fare mining di Bitcoin, rimuovendo i benefici derivanti dall’uso di hardware specializzato e costoso.

Nelle ultime dichiarazioni del team di sviluppo di Ethereum è stato ulteriormente chiarito che il PoS è stato selezionato anche perchè si vuole ridurre, e di parecchio, l’emissione di moneta, per la quale è stato messo a punto un calcolo, secondo cui l’emissione massima teorica sarà all’incirca equivalente a 2 milioni di monete all’anno, a fronte dei circa 4,7 milioni di ETH annualmente distribuiti.

Il concetto che sta dietro a questo calcolo è che, non saranno le commissioni a cambiare ma bensì la grandezza dei blocchi, quindi, invece di avere volatitlità nelle tariffe delle transazioni, si avrà volatilità nella grandezza stessa dei blocchi. Questo contribuirà inoltre a ridurre alcuni dei problemi più comuni degli utenti, come, ad esempio, la difficoltà nello scegliere un’importo ottimale per le commissioni e i tempi di elaborazione, a volte eccessivamente lunghi.

Conclusione

Al tempo stesso, gli sviluppatori di Ethereum ci tengono a sottolineare che “la fase zero di Ethereum 2.0” porterà importanti miglioramenti alla scalabilità della rete che, sempre secondo il team di sviluppatori, sarebbe ad oggi in dirittura d’arrivo.

Dopo la fase zero sono gia previste altre due fasi, ovvero la 1, definita delle “Shard Chains”, e la fase 2, quella delle “State Execution”, ma anche per queste fasi successive non sono ancora presenti delle date.

Non ci resta che essere fiduciosi ed attendere questa estate, nel mentre se hai delle domande o dei dubbi puoi lasciare un commento sotto questo articolo e condividilo dove preferisci al fine di far conoscere il nostro lavoro a quante più persone possibili.

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Lorenzo Disilvestro

Appassionato di nuove tecnologie e sempre alla scoperta delle migliori soluzioni per aumentare l'efficienza aziendale, come per esempio, la resilienza e tutto ciò che ha a che fare con la sicurezza dei dati. Il mondo dell'IT e quello delle criptovalute sono per me un tutt'uno, dal mining, agli smart contract.
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Lorenzo Disilvestro

Appassionato di nuove tecnologie e sempre alla scoperta delle migliori soluzioni per aumentare l'efficienza aziendale, come per esempio, la resilienza e tutto ciò che ha a che fare con la sicurezza dei dati. Il mondo dell'IT e quello delle criptovalute sono per me un tutt'uno, dal mining, agli smart contract.

Commenti

2 Responses

  1. Ciao Lorenzo, sono un piccolo artigiano carrozziere, da circa sei mesi tramite un amico mi sono appassionato di questo mondo blockchain,in particolare di eter, anche se guardo molti video dove molti tuoi “colleghi” non parlano molto di questa potenzialità di eter,ma piuttosto di altre altcoin e shitcoin,volevo un tuo parere…..grazie mille intanto di tutto

    1. Ciao Mariano, il discorso ether, può sembrare a volte sottovalutato, poichè negli ultimi anni c’è un BUM di nascite di nuove criptovalute su cui si riversa molto interesse da parte dei trader. Quello che posso dirti, dal mio personale punto di vista, è che vedo l’uso di eth abbinato agli Smart Contract ed allo sviluppo di dApps e DeFi, sviluppando così tutte quelle applicazioni che ci traghetteranno verso il web 3.0.
      Nel complesso, Ethereum è una solida scelta per il lancio di un’applicazione decentralizzata, e non solo per chi voglia fare mining e/o trading online.

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