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Sulle stablecoins: il cavallo di troia delle banche USA?Tempo di lettura: 9 min.

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Stablecoins! Stablecoins!! Stablecoins!!! Sbucano come funghi, peggio delle ICO nel 2017. Sono utili, vero. Ma qual è il lato oscuro?

Chiediti quale può essere il lato oscuro delle stablecoins..

Ok, sono il primo ad essere entusiasta delle stablecoins. Sono consapevole della loro utilità. Nell’ostico processo di adozione delle criptovalute, le stablecoins fungono da ammortizzatore.

Imparare a “maneggiare” chiavi crittografiche, effettuare transazioni trustless ecc., è più agevole quando si accantona il timore della volatilità.

La paura di assistere al depauperamento del proprio capitale, tiene molti potenziali utenti alla larga dal mondo del denaro decentralizzato.

Al momento, chi non è interessato a giocare sull’altalena dei sali e scendi del mercato, resta fuori.

Sì, le stablecoins sono utili. Ma non è oro tutto quello che luccica. O, detto in altri termini, non tutte giovano realmente alla causa.

Sei una persona intelligente e preparata. Sai distinguere tra vere criptovalute e pseudo-criptovalute, così come tra cripto-stablecoins utili e stablecoins “infiltrate”.

Ma, allo stesso tempo, sono convinto che, in futuro, chi non avrà vissuto la nascita, l’evoluzione e l’affermazione del sistema criptovalutario, si farà facilmente “imbrogliare”.

Di cosa sto parlando? Vediamolo.

Criptovalute stabili

Una stablecoin, nel gergo criptovalutario, è una criptovaluta il cui prezzo resta stabile nel tempo. Il prezzo è ancorato al valore di una valuta, di un asset oppure di un indice.

La maggior parte delle attuali stablecoins è legata al dollaro USA. Ma, in generale, altre implementazioni potrebbero basarsi su un paniere di valute o un indice, come l’indice dei prezzi al consumo (CPI).

Chi possiede una determinata quantità del token stabile, ha diritto a conseguire la stessa quantità di dollari conservati come riserva o collaterale.

La più celebre delle stablecoins in circolazione è Tether (USDT). Chi non ne ha mai sentito parlare? È probabile che tu li abbia utilizzati qualche volta.

Tether è una criptovaluta che, secondo i suoi creatori, è garantita da una quantità di dollari USA corrispondente al circolante del token.

I Tether sono emessi da una società denominata Tether Limited, che è regolata dalle leggi delle Isole Vergini britanniche. È registrata a Hong Kong.

Di maretta intorno a Tether ce n’è stata un bel po’. Anzi, di tanto in tanto vengono risollevate le medesime polemiche: che abbia manipolato il prezzo di bitcoin, che non disponga delle riserve in dollari dichiarate, ecc..

Che si tratti di solo FUD è verosimile. Che siano attacchi creati ad arte, non è da escludere. Anche se può esserci un filo conduttore, non è della situazione di Tether che sto per parlarti.

La circostanza che non deve sfuggirti è che Tether non è una stablecoin regolamentata dalle leggi USA.

Nessun obbligo di trasparenza o audit dinanzi alle autorità statunitensi. Carenza di controllo e di ingerenza da parte di chi vorrebbe manovrare..

Le istituzioni contro nelle criptovalute

..e poi nascono le stablecoins regolamentate. E qui viene il bello.

Di recente, il Dipartimento dei servizi finanziari di New York ha approvato la proposta presentata da Gemini Trust di emettere una stablecoin regolamentata.

Si chiama Gemini Dollar (GUSD). È sottoposta al controllo delle autorità statunitensi. Deve sottostare a cadenzati e rigorosi audit.

Quindi, dalla totale libertà cripto-monetaria, alla relazione con le valute a corso legale, alla regolamentazione e, infine, alla completa fusione con il sistema finanziario tradizionale. Come?

È arrivata anche Goldman Sachs! Il 26 settembre è stata annunciata la stablecoin USD Coin (USDC).

Presenta due elementi chiave: è ancorata al dollaro USA; è emessa da Circle.

Se non lo sai, Circle è una startup del settore fintech e blockchain. È stata finanziata con oltre 135 milioni di dollari in venture capital. 50 di questi milioni provengono da Goldman Sachs, una delle più grandi banche d’affari del mondo.

Altra notizia rimarchevole, lo scorso febbraio Circle ha acquistato il noto exchange di criptovalute Poloniex.

L’acquisto di Poloniex segna l’avvento della mano istituzionale su piattaforme di scambio in precedenza non controllate, assimilabili a giungle di manipolazione dei prezzi.

Si tratta di passi significativi, anche nella direzione dell’approvazione di particolari strumenti finanziari, come gli ETF. Infatti, escludo che verrà approvato un ETF, se prima non “hanno” una visione chiara di chi ha in mano il mercato e come lo muove.

Proprio Poloniex è uno dei primi exchange che consente di utilizzare USD Coin.

Sono dinamiche che spalancano le porte a una vera e propria “tokenizzazione” ed estensione dell’egemonia del dollaro USA. Ma come funziona?

Individui e istituzioni possono depositare “veri” dollari sugli exchange che listano USD Coin. Questi dollari sono convertiti in token trasferibili attraverso la blockchain.

Per converso, è possibile incassare sul proprio conto bancario i dollari, depositando gli USD Coin sulla piattaforma di scambio.

Semplice! Ma quindi? Dove risiede il problema?

Le grandi banche hanno capito da tempo che la cripto-economia, prima o poi, stravolgerà il sistema finanziario e monetario con cui hai familiarizzato sin dal principio della tua esistenza.

A partire dal 1913, le principali banche americane, soprattutto JPMorgan e Citibank, contribuirono alla fondazione della banca centrale americana: la potente FED.

Ora, il sistema monetario sta per diventare multiforme. Il modello criptovalutario sta per ampliare il quadro degli strumenti di creazione e gestione del denaro.

E i vecchi attori? Vogliono assicurarsi la loro influenza.

Le banche continueranno a fare le regole?

Definire e diffondere standards sin da ora, al fine di mantenere più potere e controllo possibile, è una mossa strategica ragionevole dal punto di vista di una grande banca.

Anche se le stablecoins costituiscono solo un derivato della valuta della banca centrale, viene creato un nuovo standard di valuta a corso legale.

Ma l’obiettivo viene centrato in maniera subdola. Se fosse stata creata una nuova criptovaluta di stato, a tutti gli effetti, sarebbe stata assimilata così facilmente?

Invece il dollaro resta il dollaro. Viene semplicemente “tokenizzato”, attribuendogli una nuova veste. Il cripto-dollaro è pronto ad essere diffuso e adottato nel mondo come nuovo standard.

Stablecoins come Tether non sono riuscite a generare tra gli utenti la fiducia necessaria per una diffusione su larga scala. Ciò è da imputare alla non regolamentazione, e conseguente scarsa trasparenza nelle attività poste in essere.

Ma stablecoins come USD Coin, per il fatto di aver ottenuto accordi di regolamentazione, ed essere avallate da colossi istituzionali, hanno le carte in regola per raggiungere una capitalizzazione enorme nel breve-medio termine.

La richiesta di un cripto-dollaro, per definizione affidabile, sarebbe più che data a livello globale. Di conseguenza, l’afflusso di fondi sarebbe specularmente enorme.

Naturalmente, ci vorranno molti mesi (forse anni) prima che i consumatori acquisiscano piena fiducia nelle stablecoins.

Ma la strada è più breve rispetto al processo di accettazione di bitcoin e le altre criptovalute.

Dopotutto, le stablecoins centralizzate non sono nuove valute, costituiscono solo un nuovo modo di rappresentare le valute.

Ci scommettiamo? Quante persone, di qui a qualche anno, non saranno in grado di apprezzare le differenze sostanziali tra una stablecoin centralizzata e una “vera” criptovaluta?

Sì, perché una stablecoin centralizzata non è altro che valuta a corso legale. Ma veste l’abito della criptovaluta.

Quindi, non è davvero decentralizzata e resistente alla censura?

No! La vulnerabilità è data dalla presenza di riserve nei conti bancari. Se qualcuno dovesse decidere di fermare una stablecoin, potrebbe semplicemente bloccare i conti bancari.

E tu che hai comprato la stablecoin centralizzata? Non potendo più reclamare il collaterale, resteresti con un pugno di bit in mano.

Il problema dell’inflazione? Esce dalla porta e rientra dalla finestra.

Una stablecoin ancorata a una valuta a corso legale non ti pone al riparo dalla svalutazione della valuta.

Se un bene costerà maggiormente in termini dollari, nel tempo, vuol dire che per acquistarlo dovrai corrispondere una maggiore quantità della stablecoin legata al dollaro.

Per non parlare della possibilità di “riserva frazionaria”, in caso di mancata relazione 1:1 tra circolante e collaterale.

Quindi, sì alle stablecoins come strumento per agevolare gli scambi in criptovalute. Ma le sole stablecoins con le quali vale la pena approcciarsi sono quelle decentralizzate, come Dai (DAI).

Sono le uniche che sposano i canoni di decentralizzazione delle “vere” criptovalute.

Infatti, una cosa è chiara: attraverso le stablecoins centralizzate vengono creati nuovi derivati ​​di valuta fiat sulla falsariga delle criptovalute.

Si tratta di cripto-dollari, che potrebbero sostituire, di qui a breve, il dollaro americano e altre valute nelle transazioni di pagamento e nel settore degli investimenti.

Ma questo scenario avrebbe poco a che fare con una rivoluzione nel segno del denaro decentralizzato. Se fosse questa la strada, le banche continuerebbero a fare le regole..

***

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