La blockchain come sappiamo ha valenze che vanno ben oltre quella del puro aspetto speculativo legato alle criptovalute, la vera rivoluzione infatti oltre ad essere legata all’eliminazione delle valute tradizionali sta in dei cambiamenti sociali che rivoluzioneranno la notra vita in maniera unica, alcuni dei quali già rodati come ad esempio il sistema di votazioni.
Tra queste utilità legate alla blockchain arriva un interessante visione di come questo strumento possa in qualche modo aiutare ad arginare, o quantomeno a controllare, il fenomeno dei flussi immigratori clandestini, tema che nel nostro bel paese stiamo vivendo in maniera molto intensa da quando è stato formato il nuovo governo, con tutti i vari avvenimenti politici che non è nostro compito commentare.
Il problema di fondo dell’immigrazione clandestina
Sappiamo che l’immigrazione clandestina trova il suo più grande problema nella mancata possibilità di identificare le generalità dei migranti che per questo motivo vengono definiti clandestini, la cui etimologia del termine richiama proprio il termine “di nascosto”.
Non sapere quindi le generalità di queste persone rende difficile lo “smistamento” dei flussi per capire chi ad esempio può definirsi un rifugiato di guerra (o politico che dir si voglia) a differenza di chi non è scappato da nessuna situazione che ne condizionava la propria sopravvivenza.
Questa mancanza d’identificazione, chiara e certa, rende tutto molto più complicato per chi deve accogliere o rimpatriare queste persone.
Ora che è chiaro quale sia uno dei punti dolenti dell’immigrazione clandestina vediamo come la blockchain può aiutarci in questo.
La blockchain per definire un identità digitale
Il progetto Building Blocks del World Food Programme è già realtà in Giordania.
In questa nazione il sistema ha “schedato” diversi rifugiati attraverso la loro retina dell’occhio, e parliamo di un intero campo profughi che ospita oltre 75mila persone e bene presto verrà adottata per identificare tutti gli oltre 500mila profughi dislocati nel territorio giordano.
Attraverso di essa ogni rifugiato ha un suo documento digitale che riporta le generalità di quest’ultimo ed associa ad esso un wallet che gli consente di fare acquisti in un supermercato del WFP, pagando semplicemente con la ricognizione visiva, un sistema denominato appunto “eye-pay”.
Questo oltre a portare diversi vantaggi legati all’identificazione della persona, ha permesso anche di abbattere del 98% i costi delle tasse legate alle trasazioni bancarie per la gestione degli aiuti umanitari, tutto grazie alla rete Ethereum.
Tornando quindi al fenomeno dell’immigrazione clandestina, è possibile arginarlo e controllarlo proprio grazie a strumenti come questo che eliminano ogni tipo di documento cartaceo e salvano tutto sul grande database decentralizzato ed immutabile che è la blockchain di Ethereum, pronto per essere interrogato alla frontiera con una semplice scansione della retina.
Conclusione
La questione diventa quindi puramente d’interessi collettivi e ci chiediamo se i governi abbiano più interesse nel tutelare questi clandestini e la nazione che li ospita o se l’attuale situazione debba rimanere immutata visto che va a toccare interessi bancari (che abbiamo visto perdere diverso denaro) e come si è scoperto anche di cooperative politicamente schierate, ma non spetta a noi trarre conclusioni in merito.
Come sempre ci tengo a precisare che EtherEvolution non appartiene a nessuna schiera politca, l’unico schieramento che ci appartiene è quello della libertà individuale sempre nel rispetto del prossimo. Per qualsiasi domanda o dubbio, o semplicemente se vuoi aggiunere informazioni utili e pertinenti con l’argomento immagrazione e blockchain sarò ben felice di leggerti e risponderti nei commenti.
Commenti
2 Responses
Ottimo articolo Daniele
Grazie tanto Davide 🙂