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CBDC: come evolvono le valute nell’era delle criptoTempo di lettura: 12 min.

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Quello delle Central Bank Digital Currency è un argomento dal dibattito crescente. Ricerca e sviluppo in questo settore proseguono in maniera sempre più incessante... Qual è la direzione che stanno intraprendendo le valute?

Dopo il boom del biennio 2016/2018 il settore delle cripto sta attraversando un periodo di relativa calma, direi transitorio.

Messo da parte l’entusiasmo schizofrenico dettato dall’impennata dei prezzi, abbiamo l’opportunità di focalizzarci maggiormente su ciò che si sta costruendo.

Non considerando gli sviluppi sul piano tecnologico, il leitmotiv del 2018 è stato “l’istituzionalizzazione del mercato delle criptovalute”.

Si è parlato, a più non posso, dell’introduzione di strumenti di investimento e soluzioni custodiali per enti che gestiscono capitale pubblico.

Nel 2019 ho iniziato a sentir parlare, man mano in maniera sempre più incessante, di “Central Bank Digital Currency” o CBDC, nonché di identità digitali (ID).

I due argomenti sono solo all’apparenza scollegati.

Le valute evolvono

In oltre dieci anni di criptovalute (bitcoin è nato nel 2009), abbiamo imparato a capire che la natura e la concezione del denaro stanno cambiando.

È oramai chiaro quantomeno ai millennials e ai nativi digitali.

Ma ci sono arrivate anche le banche centrali! Mai tanto quanto ora, sentono concretamente minato il loro ruolo di controllo sulla valuta e della sua offerta.

Per la serie… prima le hanno ignorate, poi le hanno derise, successivamente le hanno combattute, e ora stanno costruendo le proprie “criptovalute”.

Il 2020 è l’anno in cui si diffonderà generale consapevolezza tra il pubblico circa lo sviluppo delle Central Bank Digital Currency.

C’è una convinzione errata che aleggia.

Se introduci a qualcuno il concetto di “valute digitali delle banche centrali”, ti risponderà che non c’è nulla di nuovo sotto il sole. L’euro o il dollaro non sono oramai già prevalentemente digitali?

La risposta è affermativa. Però le CBDC costituiscono una tipologia sostanzialmente diversa di valuta digitale.

Le criptovalute sono emerse in gran parte dalle comunità di sviluppo open source.

Nate, nelle loro prime forme, da ideali anarco-capitalisti, sono salite alla ribalta perché i sistemi di transazione elettronica sono troppo costosi e non si sono evoluti abbastanza velocemente.

I vecchi sistemi non hanno dimostrato di riuscire a mantenere il passo con la domanda di pagamenti online al dettaglio, nonché con tipologie più sofisticate di transazioni finanziarie.

La grande varietà di sperimentazioni sulle criptovalute sta spingendo i banchieri centrali all’azione. Di fronte all’evoluzione del denaro non intendono di certo essere messi alla porta porta.

I pagamenti elettronici sono decollati in pochi anni. Le criptovalute del libero mercato, come bitcoin, stanno acquisendo crescente notorietà e adozione.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso?

Le varie FED, BCE, PBOC, e altre equivalenti, stanno valutando l’emissione di valute digitali da utilizzarsi come forma di pagamento universale, come è oggi il contante.

La ricerca in questo campo ha subito un’accelerazione a partire dall’anno passato.

Nel 2019 Facebook ha annunciato l’intenzione di lanciare una sua criptovaluta, chiamata Libra.

Questa mossa ha suscitato preoccupazione sulla possibilità che una delle aziende tecnologiche più potenti del mondo possa estendere la sua egemonia, gestendo la propria valuta digitale.

Bitcoin e le altre cripto, caratterizzate da accentuata volatilità, fino ad ora hanno rappresentato una minaccia poco credibile al controllo da parte delle banche centrali sul denaro.

Ma i banchieri centrali potrebbero temere che, grazie alla posizione di mercato di Facebook, Libra possa raggiungere miliardi di persone e erodere in qualche modo la loro sovranità sulla politica monetaria.

Le banche centrali si sono sentite libere per anni di studiare le cripto come esercizio accademico, riguardante un interessante cocktail multidisciplinare che non si è mai prefissato di inserirsi in un quadro regolamentare.

I limiti di scalabilità della blockchain, la straordinaria volatilità del prezzo, gli hack periodici agli exchange, sono sempre stati argomento per negare l’utilizzo delle cripto come mezzo di scambio, unità di conto e riserva di valore.

Libra invece viene avvertita come la minaccia di una nuova valuta globale, estranea al controllo delle banche centrali, ma mantenuta stabile dalle riserve delle loro valute fiat.

Libra ha il potenziale di operare quasi immediatamente su un bacino di circa due miliardi e mezzo di utenti.

Sono dati che sollevano la prospettiva di un gruppo di società private che, dall’oggi al domani, inizia ad avere il controllo su una parte significativa del denaro del mondo.

Bitt.com, una società con sede alle Barbados, è stata la prima organizzazione al mondo a proporre l’idea di una Central Bank Digital Currency.

In seguito anche la Bank of England ha elaborato l’idea, avviando una discussione globale sulle prospettive per l’introduzione di una valuta digitale.

La banca centrale di Svezia è tuttavia la più vicina a considerare la sua implementazione. Ha già iniziato a testare soluzioni tecniche per lanciare la sua e-krona in breve tempo.

Oramai sono svariate le autorità centrali – siano esse di economie principali o di mercati emergenti – che stanno valutando la fattibilità di una CBDC, oppure sono più vicine a una effettiva implementazione.

CBDC, cripto e moneta elettronica

Le CBDC differiscono dalle criptovalute in aspetti sostanziali, più che formali.

Sono emesse e gestite dalle banche centrali di uno stato o di un’organizzazione sovranazionale. Le criptovalute sono emesse secondo regole di protocollo definite e/o gestite da una cosiddetta community, anziché da un’autorità centrale.

Le criptovalute si basano su una blockchain cosiddetta trustless (cioè non dipendente dalla fiducia, ma dalla verifica matematica) e permissionless (le operazioni di lettura e scrittura sono aperte potenzialmente a tutti).

Una CBDC dipende da un database centralizzato oppure da una forma di DLT (Distrbuted Ledger Technology) che non rispecchia i veri canoni di decentralizzazione.

Verosimilmente potrebbe trattarsi di una sorta di blockchain permissioned, in cui solo un numero limitato di nodi “eletti” dall’ente hanno possibilità di lettura e scrittura.

In cosa differisce invece una CBDC dalla cosiddetta “moneta elettronica”?

L’ascesa di alcune tecnologie, come le carte di debito contactless, ha agevolato i consumatori e le aziende ad utilizzare la moneta elettronica per pagare beni e servizi.

La moneta elettronica nasce come rappresentazione della valuta fisica, generalmente detenuta presso banche, o su carte prepagate o portafogli digitali come PayPal.

Le CBDC non costituirebbero una semplice rappresentazione della valuta materiale, bensì una completa sostituzione di banconote e monete. Gli utenti avrebbero dei conti direttamente presso la banca centrale.

Quali vantaggi?

Gli attuali sistemi di pagamento sono lenti e anche costosi per essere al passo con un’economia globale che non conosce pause.

L’idea è che le CBDC potrebbero rendere i pagamenti più efficienti, riducendo i tempi di trasferimento e di approvazione delle transazioni.

Se gli scambi e il commercio si svolgono ventiquattro ore al giorno, sette giorni alla settimana, diventa un problema se beni e servizi possono essere acquistati, venduti e scambiati in pochi minuti, anche la domenica, ma il trasferimento associato di valore non può avvenire in maniera altrettanto celere.

Una valuta digitale della banca centrale consentirebbe di effettuare pagamenti in tempo reale e a costi molto bassi. Le transazioni verrebbero approvate dalle controparti di una rete DLT, senza l’intermediazione della banche di ciascuna parte.

Una CBDC viene ritenuta utile dalle banche centrali anche per risolvere il problema della contraffazione di monete e banconote.

L’impiego di valute digitali sfrutterebbe la complessa crittografia applicata alla blockchain, per impedire i fenomeni di “double spending”, che è l’equivalente digitale della creazione di una banconota falsa.

I principali vantaggi per cui si sta spingendo verso il lancio di valute digitali delle banche centrali, possono essere sintetizzati in:

  • Maggiore efficienza: non ci si affida più a intermediari come banche o camere di compensazione. I trasferimenti di denaro e i pagamenti potrebbero essere effettuati in tempo reale, direttamente dal pagatore al beneficiario, grazie alla più celere attività di approvazione che passa per qualche rete DLT;
  • Inclusione finanziaria: quello degli “unbanked” è un tema sempre più dibattuto di questi tempi. Ci si riferisce a coloro che sono totalmente o prevalentemente esclusi dai servizi finanziari di base. Lo stato in cui versano gli unbanked si aggraverebbe ulteriormente per via della continua demonizzazione e progressiva eliminazione del contante. La possibilità di avere un conto direttamente presso le banche centrali, viene considerata un forte strumento di inclusione finanziaria. Qualsiasi residente o cittadino di un’area beneficerebbe di un conto bancario di base gratuito o a basso costo;
  • Prevenzione di attività illecite: Una CBDC consentirebbe a una banca centrale di tenere traccia dell’esatta posizione di ogni unità di valuta (presupponendo l’uso di un modello centralizzato in stile database). La facilità di tracciamento e l’osservazione delle attività finanziarie, semplificherebbe l’individuazione della attività criminali e il loro contrasto;
  • Combattere l’evasione: il “Grande Fratello” su ogni genere di attività finanziaria verrebbe messo in campo per contrastare i fenomeni di evasione e/o elusione fiscale. Diventerebbe impossibile usare scappatoie tipiche, come le banche offshore oppure il lavoro in nero.
  • Politica monetaria diretta: la possibilità di trasferire direttamente valuta dalla banca centrale al pubblico costituirebbe un nuovo canale per il perseguimento di obiettivi di politica monetaria, più immediato rispetto ad altri strumenti (il quantitative easing e i tassi di interesse).

Ma è tutto oro quel che luccica?

Trasparenza totale sulla vita finanziaria

Il “Grande Fratello” incombe sulle valute digitali delle banche centrali.

Una volta che le CBDC avranno soppiantato il contante, i governi avrebbero il potere di vedere, controllare e persino censurare chi può usare la propria valuta.

Ai governi piace il controllo.

In India sono state ritirate dalla circolazione le banconote di taglio elevato. Parte della motivazione è stata quella di spingere trecento milioni di persone nel registro delle identità nazionali, come condizione per l’accesso al sistema bancario.

Esiste un’intera narrativa nei mercati emergenti intorno alle CBDC, come mezzo per consentire un accesso più inclusivo ai servizi finanziari e a costi inferiori.

Ma il principale motivo che funge da driver per l’implementazione delle CBDC è il collegamento dell’identità digitale con i dati finanziari.

Sarà sempre maggiore la pressione verso l’autenticazione digitale, probabilmente giustificata riconducendo l’attenzione verso i rischi di cyber attacchi e frodi online tipici delle valute digitali.

L’introduzione di valute digitali delle banche centrali potrebbe condurre all’implementazione di sistemi di reputazione finanziaria.

Il collegamento di un wallet a un’identità digitale, cui fa riferimento uno storico di attività finanziarie, potrebbe influire sulle capacità delle persone di effettuare pagamenti.

Se la reputazione finanziaria venisse compromessa, in base a un sistema di revisione digitale, ci si potrebbe trovare nell’impossibilità di commerciare con altre persone o di poter viaggiare verso un altro luogo.

In caso di critiche al proprio governo in pubblico, ad esempio sui social network? C’è il rischio che venga bloccato l’accesso al proprio wallet compromettendo le libertà individuali?

Ancora qualche anno

L’attuale tecnologia sarebbe già in grado di far funzionare una valuta digitale su scala globale.

Resta ora l’esigenza di conciliare la tecnologia a un quadro normativo che sia soddisfacente per i governi e le banche centrali nella gestione dell’offerta di moneta e della politica monetaria.

Le banche centrali esigono tutti i controlli (Know Your Customer e Anti Money Laundering) che sfuggono nel caso delle criptovalute. Ma soprattutto vogliono controllare le politica monetaria.

Oramai la strada sembra tracciata. Ma è verosimile che ci voglia ancora qualche anno per assistere alla graduale introduzione nelle principali economie.

Si andrà verso la progressiva marginalizzazione e abolizione del contante, che sarà rimpiazzato con valute digitali delle banche centrali.

Nello scenario che va delineandosi, quale sarà il ruolo delle criptovalute libere? Relegate al margine o elemento fondamentale di un nuovo sistema monetario?

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