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Come si riduce il rischio di Impermanent LossTempo di lettura: 10 min.

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In un precedente articolo abbiamo parlato del fenomeno di Impermanent Loss e dei problemi che causa ai fornitori di liquidità. Vediamo ora quali sono alcune delle soluzioni applicate per mitigare questo rischio e salvaguardare i rendimenti.

Alcuni protocolli DeFI applicano, oppure hanno ideato, delle soluzioni per mitigare il rischio di Impermanent Loss.

In un precedente articolo abbiamo discusso del rischio denominato Impermanent Loss (o perdita temporanea) e di come può verificarsi nei market maker automatizzati.

Con particolare riguardo ai momenti di elevata volatilità del mercato, la fornitura di token in una pool di liquidità può fa registrare delle perdite – o comunque delle performance inferiori – rispetto a una semplice strategia di buy e hold degli stessi token.

Con Uniswap, ad esempio, chiunque, da qualsiasi parte nel mondo, può mettere a disposizione del capitale e guadagnare un rendimento dalle fee pagate dagli utenti che usufruiscono della liquidità del protocollo.

I protocolli di liquidità globali e aperti a tutti, grazie alle nuove opportunità di rendimento offerte, hanno segnato una della pietre miliari per la diffusione della DeFi su larga scala.

Ma in tempi di elevata volatilità, le perdite dovute al fenomeno dell’impermanent loss costituiscono un grosso disincentivo per coloro che avrebbero intenzione di svolgere il ruolo di fornitori di liquidità.

Sarebbe infatti paradossale che un’attività – come quella del fornitore di liquidità – ideata e svolta per ottenere dei guadagni, possa poi portare a delle perdite.

La logica conseguenza negativa di tale situazione, risulta nella rinuncia da parte dei liquidity provider a fornire i propri token per il funzionamento del protocollo.

Grossi investitori e utenti istituzionali rinunciano a diventare fornitori di liquidità. Ma la liquidità nella finanza è tutto. Senza liquidità neppure la finanza decentralizzata può funzionare in maniera soddisfacente.

Questo è ancora più vero se si considera l’elevato livello di componibilità tra le applicazioni DeFi: ogni protocollo DeFi può ad esempio sfruttare l’exchange decentralizzato Uniswap per fornire liquidità per il proprio servizio o prodotto.

Per quanto detto, è di vitale importanza per l’industria della DeFi esplorare nuovi meccanismi in grado di limitare il rischio di impermanent loss.

Possibili soluzioni all’impermanent loss

Pool di liquidità composte da mirror asset

Maturando esperienza nel settore della finanza decentralizzata, ci si è resi innanzitutto conto che la minimizzazione delle divergenze di prezzo dei token di una pool di liquidità consente di ridurre il rischio di impermanent loss.

Se il rapporto di scambio tra due token di una liquidity pool tende a rimanere costante, i fornitori di liquidità corrono meno rischi e possono confidare maggiormente sulla possibilità che le fee di trading garantiscano loro un profitto.

I DEX con token che mantengono un rapporto di scambio costante, hanno in effetti dimostrato di essere particolarmente resilienti contro il rischio di impermanent loss.

In altri termini, il modo più intuitivo per eliminare il rischio di impermanent loss è quello di utilizzare liquidity pool composte da una coppia di scambio in cui il prezzo di un token non si apprezza o diminuisce rispetto all’altro.

Chiamati anche “mirror asset”, consentono ai fornitori di liquidità di guadagnare dalle fee sapendo che il rapporto tra i token resterà più o meno stabile.

La pool sETH/ETH ne rappresenta il prototipo.

sETH è la versione di ether del protocollo Synthetix. È peggato con ETH nel rapporto 1:1.

Che il prezzo di ether aumenti o diminuisca, i fornitori di liquidità non devono temere che uno dei token si apprezzi drasticamente rispetto all’altro, e che il loro guadagno possa essere intaccato dall’impermanent loss.

Un altro esempio simile è dato dalle pool composte da una criptovaluta e dalla sua forma wrappata.

L’esempio tipico è il pair di scambio wETH/ETH.

WETH, ossia wrapped ether, è la versione di ether in forma tokenizzata. È un token ERC20 generato a seguito del vincolo di ether in un apposito contratto. Serve a utilizzare ether negli smart contract, sfruttandone le funzionalità dei token ERC20.

Anche altre cripto – diverse da ether – possono subire il processo di wrapping ed essere utilizzate in una pool di liquidità attraverso appositi strumenti di interoperabilità, come wBTC/BTC.

Con riguardo alle soluzioni che sfruttano pool di liquidità con rapporto di scambio costante, c’è da menzionare Curve.

Curve è un exchange decentralizzato come Uniswap, ma progettato per lo scambio di stablecoin (e.g. DAI e USDC).

Questo strumento consente agli utenti e agli smart contract di scambiare tra le stablecoin e di far guadagnare commissioni ai fornitori di liquidità. Dietro le quinte, la pool di liquidità viene utilizzata anche nel protocollo Compound, o in iearn.finance, dove genera ancora più rendimento per i fornitori di liquidità.

Poiché le pool di liquidità su Curve sono composte da stablecoin, si può sapere in anticipo che il rapporto di scambio sarà sempre 1:1.

In generale, Curve è in grado di offrire alcuni dei tassi di prestito più alti sul mercato, in particolare aggregando i rendimenti attraverso l’ecosistema del lending per trovare i tassi più redditizi.

Posizioni di liquidità con leva

Un altro espediente – più speculativo e meno sicuro – per mitigare l’effetto di impermanent loss, è quello di fornire liquidità in una pool aprendo parallelamente una posizione in leva.

Un esempio di automatizzazione di questa strategia sono le pool di liquidità a leva di DeFiZap. Sono state ideate per entrare in una pool di Uniswap mantenendo un’esposizione long del 100% su una specifica criptovaluta.

Per spiegare meglio il funzionamento delle LLP (Leveraged Liquidity Pool) di DeFiZap, si inizia fornendo solo una certa quantità di ether alla dApp. Successivamente DeFiZap auto-converte una parte degli ether nel token che si accoppia con ether nella pool di Uniswap.

In questo modo l’utente può iniziare a guadagnare sin da subito le fee di Uniswap, senza doversi preoccupare di reperire prima entrambi i token che compongono la pool di liquidità (ad esempio ETH/DAI).

Per essere più precisi, il 34% degli ether forniti viene utilizzato per aprire una posizione long (a leva 2) su Fulcrum (quest’ultimo chiuso a seguito di un exploit del febbraio 2020).

Se ad esempio impieghi 1 ETH, allora 0.34 ETH verrebbero usati per comprare ETH con leva 2, dandoti un’esposizione di circa 0.68 ETH. Invece il 66% degli ether forniti vengono utilizzati per aggiungere liquidità alla pool composta da ETH e da un altro token.

Quindi, se ad esempio venisse fornito 1 ETH, 0.66 ETH verrebbero utilizzati per aggiungere liquidità alla pool ETH/TokenERC20. Vuol dire che questi 0.66 ETH verrebbero ulteriormente divisi a metà per comprare la corrispondente parte del token della pool ETH/TokenERC20.

Per calare questo ragionamento nell’obiettivo di eliminazione dell’impermanent loss: utilizzando una posizione long con leva, all’aumentare del prezzo dell’asset le cosiddette perdite impermanenti verrebbero compensate dai profitti realizzati dal trading con leva.

Chiaramente non è una soluzione perfetta, trattandosi di un’arma a doppio taglio. In caso di andamento del prezzo in direzione contraria a quella assunta, le perdite aumenterebbero ulteriormente.

Incentivi alla liquidità

Oltre all’esistenza di tecniche e strumenti per mitigare il rischio di impermanent loss, esistono anche degli incentivi alla liquidità offerti da alcuni protocolli che, come effetto indiretto, possono andare a compensare le perdite da impermanent loss.

Un esempio di questo tipo è riconducibile al protocollo Synthetix, che in questo modo ha peraltro lanciato anche il fenomeno dello yield farming.

Ogni settimana, una parte dei SNX aggiunti alla supply totale attraverso la politica monetaria inflazionistica, viene distribuita come reward agli utenti che forniscono liquidità al pair sETH/ETH su Uniswap.

Attraverso questo meccanismo di incentivazione è stata creata una delle più grandi pool di liquidità su Uniswap, che consente agli operatori di comprare i Synths per iniziare a fare trading o di venderli per prendere profitti.

Gli incentivi a fornire liquidità possono aiutare a mitigare l’impermanent loss: i rendimenti ottenuti dalle elargizioni del protocollo, riducono la perdita per volatilità.

Se quindi un protocollo tokenizzato prevede già una dinamica inflattiva implementata nel suo modello economico, potrebbe essere saggio indirizzare una parte di quell’inflazione ai fornitori di liquidità, creando un incentivo per chiunque a contribuire con liquidità per quel rispettivo ecosistema.

Conclusioni

I periodi di forte volatilità hanno dimostrato di influenzare negativamente i rendimenti derivanti dalla fornitura di liquidità nei market maker automatizzati.

Detto chiaramente, il fenomeno dell’impermanent loss è di gran lunga uno dei maggiori freni al successo di un protocollo di liquidità globale e accessibile a tutti.

La DeFi ha le carte in regola per lanciare questo nuovo paradigma nella finanza globale, come incentivo aperto a tutti per fornire liquidità e ottenere rendimenti.

Ma l’importanza degli incentivi alla liquidità non deve essere sottovalutata. Nella finanza la liquidità è fondamentale. Questo vale non solo per la finanza tradizionale, ma anche per la sua controparte decentralizzata.

Date quindi per assodate le potenzialità delle pool di liquidità, sarà interessante vedere i modi in cui è possibile mitigare l’impermanent loss in maniera efficace e senza eccessivi compromessi.

Se fatto in maniera adeguata, e combinato con incentivi che spingano gli utenti a parteciparvi, i protocolli di liquidità permissionless diventeranno una forza inarrestabile per la proliferazione della finanza decentralizzata.

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